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Bilancio
della politica estera alla Casa Bianca Meno male che quello stupido
era Bush L’intervista
del presidente degli Stati Uniti d’America Barak Obama a “The Atlantis” sul
bilancio della sua politica internazionale ha ragione di lasciare uno spesso
velo di inquietitudine nei lettori. A memoria non ricordiamo un presidente
statunitense che abbia confidato un qualche errore durante l’adempimento del
suo mandato e quando ne sono stati commessi di incontrovertibili, il
Watergate, ci si è affidati alle penne migliori, come quella di Kissinger,
per giustificarsi. Qui invece abbiamo il caso di un presidente che con
assoluto candore ammette di aver commesso un errore nel fare, non le
registrazioni delle conversazioni private dei suoi avversari, Obama ha
intercettato tutti i suoi alleati, ma una intera guerra ad un altro Stato. E
non solo Obama oggi ritiene sbagliato l’intervento militare in Libia, ma
anche di più l’essersi fidato dei suoi principali alleati, ovvero i leader
della Francia e della Gran Bretagna, Sarkozy ed Cameron, il secondo dei quali
è attualmente in carica. Se Obama voleva congedarsi dalla Casa Bianca
ricordando al mondo che la leadership occidentale è inaffidabile, non poteva
farlo in maniera migliore. Peggio, i governi di Francia ed Inghilterra soni
anche irresponsabili. Perché è possibile ovviamente prendere la decisione
sbagliata, molti sono convinti che quella di Bush sull’Iraq lo sia stata. Ma
Bush si era preoccupato prima di guidare l’intervento in prima persona e poi
di presidiare il territorio e non di lasciar sbrigare la faccenda alle truppe
locali una volta raggiunto l’obiettivo. Infine, cosa non proprio irrilevante,
Bush aveva un piano per gestire la transizione. Se il presidente Obama può
vantare come principale successo, l’accordo sul nucleare con l’Iran, questo è
stato consentito dalla guerra del suo predecessore al nemico mortale
dell’Iran, ovvero il regime di Saddam Hussein e nonostante che Obama si sia
ritirato frettolosamente dall’Iraq, senza rendersi conto del contagio che
avveniva in Siria nella ribellione ad Assad. L’accusa di Obama a Francia ed
Inghilterra è però ancora più grave sul versante dell’incapacità di misurare
le conseguenze dei propri atti. Quando mai l’America dopo aver intrapreso una
campagna bellica ha pensato di delegare ad altri i compiti di ricostruzione
del paese sconfitto? Se tale questione dipendesse dalle vicinanze
geografiche, Obama nota che la Libia e più vicina all’Europa, perché lasciare
i sondati americani in Germania ed in Italia, tanti anni? Potevano restarci i
soli inglesi. Non ci permettiamo nemmeno di entrare nelle questioni che concernono
i passaggi legali delle azioni di guerra del presidente americano e
sottolineare le critiche severe che gli sono venute dalla sua stessa
amministrazione, Illary Clinton in testa. Nè ci permettiamo di criticare
altri incredibili testa coda della amministrazione statunitense in l’Egitto,
o l’assoluto dilettantismo mostrato nei rapporti con la Turchia. Il fatto che
con Obama si sia tornati ad un passo da una nuova guerra fredda a quasi 30
anni dalla caduta del regime sovietico, è sufficiente a dare l’idea della
capacità diplomatica mostrata da questa presidenza. Possiamo solo consolarci
pensando che meno male che “quello stupido” era Bush. Roma, 11
marzo 2016 |
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